Nel momento in cui si tenta di comprendere il funzionamento di alcune dinamiche sociali ci si scontra con quanta parte inespressa e rimasta nascosta è effettivamente presente, rispetto ai fatti che poi effettivamente succedono. Anche il fatto di interpretazione e di analisi della realtà, porta istintivamente nel porsi in una condizione tramite la quale, un accadimento si reputa determinato da quei fatti e solo per questi è avvenuto. Nel mondo della comunicazione il fatto che alcuni accadimenti sono di continuo proiettati e divulgati, con una frequenza talmente metodica da far assopire ogni ragionamento logico e una riflessione anche costruttiva è per cosi dire dubbia in considerazione dell’autenticità (intesa come qualità e sinonimo di onestà intellettuale e al più casualità). In effetti nella realtà nelle persone manca il tempo e non c’è interesse, ognuno è introiettato dentro i propri problemi cercando di reiterare un comportamento sempre più omologato, egoistico, aggressivo e disinteressato. Se invece si prestasse attenzione alle cose che ogni giorno accadono e ci accadono, ai segnali che ci vengono trasmessi, alle comunicazioni che captiamo, alle parole che sentiamo, al modo con cui interagiamo e come interagiscono gli altri, allora tutto ricade in un inesorabile tragitto di quotidianità pregressa che è sempre in divenire. Una quotidianità molto simile al passato e riluttante al cambiamento. In una condizione del genere una questione importante è la comprensione di come alcuni contenuti casuali e non, si possono inserire in un contesto fatto di menefreghismo e non assimilazione dei messaggi ogni giorno introdotti nel calderone della comunicazione di massa. Se alcune persone nel corso della vita possono sviluppare alcune sintomatologie collegabili con delle interferenze di tipo cognitivo e mentale, non si capisce come mai altre di loro sviluppano un senso penetrante di angoscia legata ad una specifica persecuzione. Queste manie di persecuzione poi non si comprende perché sono in un contesto diversificato, lasciate in balia di non potersi risolvere o almeno attenuare. Si può pensare che per esempio coloro che sviluppano una mania di persecuzione per il fatto di non trovare un lavoro in un determinato periodo, abbiano dopo molti anni da questa esigenza, una condizione sicuramente diversa, ma sempre senza un lavoro. In un ragionamento morale, tale situazione troverebbe un riscontro sul come mai alcune categorie di individui abbiano in un sistema normativo determinato, una priorità che prevede una inclusione sociale, anche quando il loro comportamento sia stato in un tempo passato irrispettoso di ogni forma di socialità, arrivando perfino all’uccisione di altri esseri umani. Moralmente si potrebbe obiettare come mai, in un sistema democratico in cui alcune persone dimostrano una qualunque necessità che può essere lavorativa, sociale, culturale, sportiva, ecc. non riesca in nessun modo a trovare una degna conclusione, intendendo con questo un supporto, una via privilegiata affinché una tale mancanza poi non si trasformi con il tempo in manie persecutorie atte in alcuni casi a risvolti di suicidio. Il motivo c’è sicuramente, non ruota intorno ad una classificazione o un mancato sviluppo evolutivo della persona umana, ma all’intenzionalità con cui alcune variabili strategiche vengono gestite a livello collettivo. Quindi la patologia è necessaria e soprattutto voluta, colpisce principalmente il ceto sociale medio-basso, si ripercuote in contesti molto ostili e alcune volte anche diffamatori. Ognuno naturalmente è in una condizione di libertà motoria e anche cognitiva, può scegliere di vivere come vuole, ma è altrettanto vero che spesso si crede che quel modo di vivere sia l’unico possibile, ma in realtà non è cosi. Cosa succede quando invece si è in una condizione di necessità è manca una risposta o una reazione? Semplicemente si ammala la psiche e il rapporto della persona con il mondo circostante. Più passa il tempo più questa malattia si acuisce e diventa sempre meno curabile. Non solo mancano le relative risposte alle relative necessità, ma le società avanzate di oggi, spesso prediligono un aiuto verso coloro o che non ne hanno bisogno oppure sono moralmente abietti o lo sono stati in passato. Per tale ragione la risposta alla questione ci porta nel dire che sia la società che sceglie i propri malati, poiché loro non sono riusciti ad adattarsi all’ambiente e quindi in una prospettiva evolutiva sono anti-evolutivi. Il ragionamento non fa una piega, è perfettamente logico, solo per il fatto che spesso queste persone che soffrono di manie persecutorie nei confronti dell’ambiente sociale di solito non hanno mai commesso reati, oppure sono molto oneste o molto empatiche. Allora come conciliare una così ambiguità nel fatto che persone moralmente abiette, perfidi e perfino omicide siano dalla società accompagnate in un percorso di inclusione sociale e invece chi ritiene di essere preda di manie persecutorie è dimenticato a se stesso. Quindi non è la società che sceglie le “vittime” ma chi vuole controllare la società che vuole un meccanismo del genere. Anche questo avrebbe una logica, non si spiegherebbe altrimenti il fatto di come alcune risorse finanziarie provenienti dalla collettività siano impiegate politicamente verso alcune finalità rispetto che altre. Ma non è solo una questione di carenza pubblica, anche nel privato il fatto si acuisce di molto e le istanze provenienti da tutti i cittadini compresi quelli organizzati sono in qualche modo ostili alle necessità di chi ha per esempio questo tipo di patologia sociale. Non conviene quindi rendere pubblica tale condizione, non conviene “immedesimarsi”, non è opportuno nemmeno parlarne, poiché la società democratica avanzata intesa in senso pubblico non prevede soluzione, non esistono neanchè forme normative in merito, in senso privato invece da una parte l’egoismo imperante e dall’altra una sorta di repulsione sociale per coloro che sono in difficoltà porta ad autoalimentare la condizione suddetta. Non solo, ma quando in un contesto del genere si “sentenzia” questa morte sociale (alcuni la chiamano psicosi, pazzia, manie di persecuzione, stalking organizzato, alienazione, ecc.), tutto l’ambiente circostante risulta sempre congeniale ad essere più incisivo e quindi persecutorio, come se non bastasse già la mancanza di soddisfare una necessità alcune volte anche biologica e una pretesa di trattamento almeno alla pari rispetto ad altri che sono nelle stesse condizioni di capacità e funzionalità motoria. La convinzione di una tale conclusione spiacevole e alcune volte drammatica (molte sono state le persone che si sono suicidate oppure sono state uccise con violenza, anche molto giovani) è che questa situazione sia voluta e premeditata in ogni suo meccanismo e funzionamento. Per parlare ci vogliono le prove e per avere le prove bisogna prima conoscere bene la questione di fondo. Per tale ragione vorrei limitare la conoscenza sul fatto che alcuni indizi sono cruciali affinché si capiscano queste modalità di controllo della società, basta soltanto un po' di senso critico e una capacità di osservare in maniera obiettiva il mondo circostante. Alcuni indizi che portano a pensare al fatto della premeditazione di causare volontariamente e non l’insorgenza di una malattia:
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AutoreL'importante è essere onesti, leali e rispettosi delle cose che ci sembrano più importanti. Le altre cose sono solo piccoli dettagli. Archivi
Giugno 2020
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